venerdì 18 marzo 2011

EMANUELE BASILE



NEL PERENNE RICORDO DELLE VITTIME DI MAFIA

Il Capitano dei Carabinieri Emanuele Basile nasce a Taranto il 2 luglio del 1949, terzo di cinque figli, prima di intraprendere la carriera militare, superò il test di Medicina e riuscì a sostenere il difficile esame di Anatomia, ma i sentimenti di giustizia e legalità, valori fondamentali della sua vita, ebbero il sopravvento sulla professione medica.
Promosso Capitano dopo aver frequentato l'Accademia Militare di Modena, assunse nel luglio del 1978 il comando della Compagnia Carabinieri di Monreale nel quale avviò immediatamente una ampia azione investigativa nei confronti della mafia emergente sino a delinearne con precisione i protagonisti e le loro responsabilità.
Era da poco passata la mezzanotte di quel 3 di maggio del 1980 ed i festeggiamenti in onore del SS. Crocifisso, patrono di Monreale, volgevano al termine, quando il Capitano Basile rientrava in caserma, insieme alla moglie Silvana Musanti ed alla figlioletta Barbara di 4 anni che teneva in braccio addormentata, quando si delineò un vero e proprio agguato.
I killer, confusi tra la folla, aspettavano il passaggio del capitano dalla via Pietro Novelli, quattro  cinque colpi di pistola, in rapida successione, lo colpirono in varie parti del corpo e l'ultimo, il colpo di grazie alla nuca, non si fermarono neanche accorgendosi che teneva la figlioletta di 4 anni accoccolata tra le braccia.
La moglie disperata reagisce ed uno dei killer apre il fuoco anche contro di lei, ma un miracolo....un'agendina con la fodera d'argento che teneva in borsa le salva la vita perchè ferma la pallottola, l'Ufficiale in uniforme barcolla, si piega sulle gambe per poi cadere a terrasulla piccola Barbara miracolosamente rimasta illesa.
I killers si dileguano a bordo di un'auto A 112 beige e scatta la caccia all'uomo. 
Una folle corsa verso l'ospedale di Palermo dove i medici tenteranno di salvargli la vita con un delicato intervento chirurgico, ma il capitano muore dopo quattro ore di agonia nel reparto rianimazione dell'Ospedale di Palermo lasciando nel dolore la moglie Silvana ed il giudice Paolo Borsellino.
Gli assassini vengono catturati la stessa notte, mentre fuggivano nelle campagna vicine, ma verranno assolti tre anni dopo creando sgomento e rabbia sia nei magistrati che nei carabinieri.
I giudicidi palermitani sostengono che il capitani Basile fu ucciso perchè aveva continuato le indagini che stava svolgendo il commissario Giuliano quando venne assassinato.
In memoria dell'Ufficiale, è stata concessa la Medaglia d'oro al valor civile con la seguente motivazione: "Comandante di Compagnia distaccata, già distintosi in precedenti, rischiose operazioni di servizio, si impegnava, pur consapevole dei pericoli cui si esponeva, in prolungate e difficili indagini, in ambiente caratterizzato da tradizionale omertà, che portavano alla individuazione ed all'arresto di numerosi e pericolosi aderenti ad organizzazioni mafiose operanti anche a livello internazionale. Proditoriamente fatto segno a colpi d'arma da fuoco in un vile agguato tesogli da tre malfattori, immolava la sua giovane esistenza ai più nobili ideali di giustizia ed assoluta dedizione al dovere ..."    

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